Una mattina, davanti allo specchio, Sara notò che qualcosa era cambiato. Non era più la stessa.
Non era il tempo a segnare il suo volto, non erano le rughe a parlare di anni passati.
Era altro, più profondo. La pelle avesse smesso di essere pelle, come se il suo corpo fosse stato lentamente riscritto, strato dopo strato, da una mano invisibile.
Le sue certezze, un tempo scolpite in granito, erano ora ridotte a fragili pieghe di carta, incapaci di sostenere il peso di alcun pensiero definitivo.
Si passò una mano sulla guancia, la sentì leggera, quasi evanescente.
La sua pelle era diventata una superficie liscia, impalpabile, carta di riso.
Una volta si era considerata invincibile. Le piaceva pensarsi Wonder Woman, una donna d'acciaio.
Aveva costruito la sua vita su fondamenti solidi: organizzazione, sicurezza, ordine, disciplina, lavoro, relazioni, successo.
Negli ultimi anni, uno ad uno, quei pilastri erano crollati. Il lavoro, che un tempo le dava uno scopo, ora era solo una sequenza vuota di compiti. Le relazioni, che una volta la riempivano di vita, si erano sgretolate, lasciando dietro silenzi.
La donna di ferro si era sciolta, e il metallo freddo era stato sostituito da qualcosa di terribilmente vulnerabile.
Sara si era trasformata in una figura di carta, fragile al punto da temere il minimo alito di vento, ma incredibilmente leggera.
In quella leggerezza, tuttavia, sentiva una forza nascosta, una possibilità che non aveva mai considerato.
Chiusa in quella sua nuova consistenza di carta, si accorse che, forse, essere vulnerabile le permetteva di affrontare il mondo in un modo diverso.
Non più con la forza bruta di chi domina, ma con la leggerezza di chi si adatta, di chi scivola via senza resistere, senza combattere battaglie prese di petto fino all'ultimo sangue.
Essere di carta era pericoloso, bastava poco per farsi male, un nulla per lacerarsi.
Ma era anche una liberazione, la pesantezza che un tempo sentiva, quella delle aspettative, degli obblighi, era stata spazzata via.
C'era un piacere segreto in questo stato di fragilità. Le permetteva di vedere il mondo con nuovi occhi, di cogliere sfumature che, da donna d’acciaio, le erano sfuggite.
Certo, ogni passo che faceva adesso era un rischio, ogni decisione un'incognita.
Il futuro, che un tempo era chiaro e prevedibile, ora era un enigma.
Eppure, proprio in quell'incertezza trovava una strana forma di potere.
Sara si fermò a riflettere: era davvero così importante tornare ad avere dei super poteri che l'avevano più volte condotta dritta dritta ad un esaurimento?
Forse, per la prima volta in vita sua, la forza risiedeva nell'accettare la propria vulnerabilità.
Essere di carta significava anche essere leggera, fluttuante, capace di adattarsi e di piegarsi senza spezzarsi.
Non c’era più la pretesa di dominare il mondo, di affrontare ogni sfida con l’idea che la forza fosse l’unica risposta.
Un'ombra attraversava la stanza, una brezza leggera sollevò una ciocca dei suoi capelli di carta.
Nonostante la paura di essere trascinata via da un vento troppo forte, percepì, per la prima volta, che non era solo debolezza quella che provava.
Da quella fragilità poteva nascere una nuova forma di forza.
Un potere che non distruggeva, ma si allineava all'universo, si adattava ai suoi capricci senza cercare di imporsi su di esso.
Le sembrava un’idea folle, pericolosa, eppure aveva captato che nella leggerezza stava la risposta al mistero che la tormentava da tanto tempo.
***
La mente cerca costantemente certezze, punti fermi attorno ai quali costruire il proprio senso di sé, la propria identità.
La forza, l'invulnerabilità, l'immagine di una donna d'acciaio sono tutte creazioni di una mente che ha paura.
La paura dell'ignoto, del vuoto, spinge l'essere umano a erigere muri, a costruire strutture rigide nella speranza di trovare un rifugio sicuro dal divenire caotico della vita. Ma, in verità, non esiste tale rifugio.
La trasformazione che Sara attraversa è il risveglio alla realtà dell'incertezza.
Tutto ciò che è rigido, tutto ciò che è fermo, alla fine, si spezza.
Ecco perché la fragilità non deve essere vista come debolezza, ma come una comprensione profonda della natura fluida della vita.
Essere come la carta, vulnerabile e leggera, non è altro che allinearsi con il movimento incessante dell’esistenza.
Non c'è paura nell’essere fragili, se si comprende che l'essere non è un concetto fisso, ma un processo in continuo mutamento.
La vera forza non è nel dominio, nel potere o nel controllo. È nella completa accettazione di ciò che è.
È nel vedere la fragilità senza desiderio di cambiarla, senza giudicarla come un fallimento.
È nella capacità di piegarsi senza resistere, di adattarsi senza rinunciare alla propria essenza.
La mente che si libera dalla paura diventa come il vento, senza forma, senza confini, senza resistenze. E, in quella libertà, trova la pace.
Perché cercare certezze in un mondo che è, per sua natura, incerto?
Perché cercare potere in una vita che è pura provvisorietà?
Vivere senza troppe domande, anche senza risposte, in un costante stato di apertura.
La fragilità non è un pericolo, è la condizione naturale di ogni essere vivente. La liberazione arriva quando smettiamo di fuggire da essa.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di uno Zen, Mip Lab, SN, 10/2024)
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