Perché non ci avevamo pensato prima? Il mondo poteva essere un luogo più sereno se solo avessimo realizzato che l’omicidio diventa moralmente accettabile, addirittura etico, quando lo si pratica con dolcezza.
Che importa se si tratta di spezzare la vita di un essere vivente senziente con un cuore che batte?
L’importante è che lo si faccia in modo pulito, indolore, magari con una carezza sulla fronte prima che scenda il coltello o la pallottola nel cranio.
Esiste una scuola di pensiero, anzi, un intero sistema morale, che riesce a conciliare il banchetto della carne con una coscienza immacolata.
La chiamano “benessere animale.” Che splendida contraddizione in termini.
Come parlare di "schiavitù compassionevole" o "genocidio educato".
Nelle fattorie moderne, il benessere è garantito. Certo, per tutto il tempo che la creatura è viva.
Come rassicurare un prigioniero condannato a morte che fino all’esecuzione avrà un letto comodo. Che non si dica che l’industria della carne non pensa al comfort dei suoi ospiti!
Questa meraviglia del pensiero specista si fonda su un principio altrettanto meraviglioso: la "dissonanza cognitiva" (che ormai, nel 2024, equivale a pura ipocrisia!), quell'incantevole trucco della mente che permette di amare Fido e Felix mentre si sgranocchia il cosciotto di agnello.
Perché sì, ci sono animali che si meritano tutto il nostro affetto, mentre altri hanno la sfortuna di nascere con la "faccia giusta" per essere mangiati.
Il cane e il gatto sono membri della famiglia; il maiale e il vitellino? Ingredienti.
Se sei fortunato a nascere con il muso giusto, ricevi carezze e foto su Instagram.
Se nasci con la sfortuna di essere maiale, ti ritrovi sulla griglia.
“Ma il maiale è felice fino all'ultimo respiro!” dicono. Eh già, la felicità è garantita finché non si accorge che la sua esistenza è programmata per finire tra una lama affilata e un piatto (e se ne accorge, basta visionare i filmati disperati pre mortem).
Una "vita buona" è davvero tale se è destinata a essere recisa arbitrariamente da un padrone che decide, un bel giorno, che la tua ora è giunta?
E poi, c’è l’argomento preferito da chi si aggrappa a questa strana forma di “empatia specifica”:
"Ma se non li mangiassimo, gli animali da fattoria non esisterebbero neppure!".
Ah, l’arroganza umana che si dipinge di filantropia! Come se stessimo facendo un favore a queste povere creature permettendo loro di esistere.
Se non fosse per i nostri gusti culinari, loro non avrebbero mai visto la luce del sole (per quei pochi minuti in cui effettivamente ne godono, in mezzo allo schifo di un allevamento intensivo).
“Li alleviamo per dar loro una vita,” dicono. Certo, come allevare una vittima solo per avere il piacere di ucciderla. Un ragionamento impeccabile.
E le fattorie didattiche? Quelle meraviglie dove i bambini imparano la “magia della natura” accarezzando animali che poi vedranno, (in)consapevolmente, finire nel piatto di un ristorante. Qui si insegna l’amore per gli animali. Ma non troppo amore, perché ricordiamoci che alla fine saranno cibo.
Una bella lezione di vita. L'infanzia imbevuta di messaggi contraddittori: amare e uccidere, proteggere e distruggere. Tutto insieme, in un bel pacchetto educativo.
In fondo, tutto questo si basa su un principio semplice: la vita degli altri vale meno della nostra gola.
Il cuore che batte, gli occhi che vedono, il respiro che riempie i polmoni, tutto è irrilevante se il risultato è un piatto saporito.
Chi siamo noi per negare il piacere di un filetto ben cotto? Gli animali sono qui per servirci, dopo tutto. Lo dice la tradizione, lo dice la cultura, lo dice la nostra fame.
E se riesci a mangiare senza pensare al dolore che c'è dietro, complimenti: hai perfezionato l'arte della dissonanza cognitiva.
Un giorno, ci sveglieremo dal nostro comodo torpore morale e ci accorgeremo che non c'è nulla di etico, nulla di umano, nel decidere della vita e della morte di chi ha il solo difetto di non poter opporre resistenza.
Forse ci renderemo conto che ogni battito cardiaco conta, che ogni respiro merita di essere vissuto fino alla fine naturale, e che l'idea di “uccidere senza sofferenza” è solo un'altra menzogna confezionata per farci sentire meglio con le nostre scelte.
Se solo i macelli avessero le pareti di vetro, se solo i bambini potessero farvi visita anziché girovagare per ipocrite fattorie didattiche.
Un giorno ci saranno musei degli orrori dedicati ai macelli ed ai miliardi di vittime sacrificate per soddisfare dello stomaco il languore.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un animale, Millo Peg e le memorie della terra, Mip Lab, 2023/2024)
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