Cerco di capire i miei figli. Ora, poi, che sono adolescenti, rifletto sulla possibilità di nuovi canali comunicativi; quelli consueti sembrano ormai spenti o disattivati.
A 50 anni ti chiedi dove stai sbagliando.
Solo qualche anno fa sembrava facile, ma il fatto è che noi cresciamo con loro e con l'età non diventiamo mica solo più forti, ma anche più fragili, se non abbiamo capito che cosa vogliamo fare da grandi.
Mia figlia mi dice che quando parla con me le sale l'ansia. È faticoso riuscire a parlare della scuola, dello sport, delle amicizie, figurarsi poi l'amore.
Mia figlia la vedo ridere con le sue amiche, ed è bello vederla ridere.
L'altro giorno rideva tantissimo al parco, e non sapeva che io la stessi osservando da lontano, essendo uscito prima dal lavoro.
Poi, quando ci siamo visti a casa, ha messo giù la sua solita maschera dell'imperturbabile-annoiata-arrabbiata con il mondo.
Ma, in fondo, anche io vivo da anni uno stato di provvisorietà nascosta da alcune regole più o meno utili, ma una malinconia di fondo mi pervade, per obiettivi non realizzati o per quelli che temo di non poter realizzare, e tutto questo mi porta a privarmi del preziosissimo presente.
Forse la differenza è che loro hanno paura del fallimento, mentre noi, almeno quelli che non ci sono riusciti, abbiamo paura perché abbiamo già fallito e ne temiamo le conseguenze.
Ma quali sarebbero poi queste conseguenze?
Perché non ho realizzato le mie passioni più intime e l’assenza di prospettive?
Bè, ad esempio, me ne potrei
cercare di nuove.
Parlando con mia figlia e un po' anche con mio figlio, mi colpisce come non abbiano la cosiddetta ansia da prestazione.
Sembrano ritirati dal mondo, anzi vivono un mondo tutto loro senza prestazione.
In questo mi sembra che stiano meglio di noi che ci siamo logorati l'anima per cercare la performance e il successo costi quel che costi.
Per cosa poi?
Mia moglie mi dice che mia figlia non si sente capita, ma io non so come fare.
Sono cambiati i tempi.
Prima eravamo impostati in alcuni binari, sì certo c'erano delle diramazioni possibili, ma era tutto più facile ed inquadrato ed era facile trovare un inquadramento.
Oggi vivono nella totale precarietà, questo senso di smarrimento di provvisorietà che porta un giorno a desiderare di vivere in Giappone per diventare sceneggiatrice di anime e manga, e il giorno dopo vorrebbero vivere a Berlino lavorando in un ristorante vegano.
Lei non si sente ascoltata, lei non si sente capita, ed io devo trovare il coraggio per dire a mia figlia che ha ragione perché anche io non capisco me stesso, anche io non capisco questo mondo e il mio ruolo nel mondo.
Una volta ha scritto una frase, anzi a dire il vero, l'ha scritto più volte sul suo stato WhatsApp:
"Deve essere bello stare in pace con noi stessi!".
Qualche mese dopo, anche io l'ho scritto sul mio stato, non solo per tentare un canale comunicativo ma anche perché lo pensavo e lo penso veramente.
Ho visto un documentario recentemente su Federica Pellegrini e lei racconta della sua ultima gara e che la frase mantra che l'ha portata poi a vincere è stata:
"Rabbia, rabbia, solo rabbia. Non dovevo dare nulla a nessuno, dovevo vincere io", o qualcosa del genere.
Sì, lei ha vinto la sua ultima gara; epperò io penso che ci sia qualcosa di più importante della rabbia e della determinazione, ovvero la ricerca della serenità.
Anche accettare la nostra debolezza fa parte del gioco.
Una volta mia figlia mi ha detto che io la guardo come se lei fosse una fallita.
Non è vero.
Forse i miei genitori mi guardavano così quando io ero ragazzo, forse perché mi allontanai sempre di più da quelle che erano le loro convinzioni.
Io vorrei solo aiutare mia figlia a realizzare i suoi sogni, giuro che lo farò.
(A. Battantier, Memorie di un amore, 2020, George Best Mamicatant)
#memoriediunamore
#miplab
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Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò.
E oltre l'azzurro della tenda, nell'azzurro io volerò.
E non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu.
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo più.
Così la donna cannone, quell'enorme mistero, volò, e tutta sola verso un cielo nero nero s'incamminò.
(F. De Gregori)