Ciò che arriva non aspetta, non ha tempo di chiederti permesso, spalanca porte con un calcio, tu te ne stai lì, magari, solo nudo e storto, eppure ce la fai. Respiri, lotti e poi ci riesci. E se non riesci, c'hai provato anche se non ce la fai.
Il peso è tuo, nessuno ti insegna a portarlo, le spalle si curvano, il collo si piega, alle volte d'improvviso (o poco a poco) sai come reggerlo.
Il desiderio di fuga ti abbandona piano, ti sorprendi a restare, ad imparare la lingua di ciò che pensavi fosse estraneo.
Lo fai per il bambino che cadeva e si rialzava
senza chiedersi perché.
Lo fai perché non sai fare altro.
Non è solo coraggio, è un gesto antico che a malapena si ricorda.
E poi non sei più tu.
C’è solo ciò che accade, attraverso di te.
Tu guarda. Solo guarda.
E nel vedere, il fare diventa inevitabile.
(A. Battantier, Memorie di un bambino, Memorie di un amore, Mip Lab, 2002)
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