Ho scoperto che quasi tutti hanno avuto o hanno ancora il cuore spezzato, ognuno cammina con i cocci in tasca, pezzi pungenti, schegge nella pelle.
Eccoci, tu e io, con i nostri palloncini gonfiati ad illusione.
Siamo rotti, ma con i frammenti ritroviamo
il gusto antico dei guaritori improvvisati.
Lascia che ripari il tuo cuore, anche se ancora io non so come riparare il mio.
E tu mi guardi salendo le scale, sapendo che chi ha il cuore a pezzi è il solo che possa incollare gli altri.
Un passo avanti e due indietro. Io pompo aria nelle tue speranze, tu rattoppi i miei silenzi.
Un giorno, forse, voleremo davvero, vale la pena provarci.
Eccoti, con il cuore che pende, fragile come il vetro. Non guariremo mai del tutto, sai?
Tu sorridi, e questo basta.
La guarigione non è possesso, è lasciare andare, imparare a vivere, anche quando l’aria manca.
E lì, dove ci separiamo,
comprendo finalmente:
curare te era curare me.
(A. Battantier, Memorie di un amore, 12/24)
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