Trovatisi sullo stesso marciapiede, lungo e stretto, percorsolo entrambi con passo deciso e sguardo fisso davanti a sé, due uomini si erano incrociati all’altezza di un’officina, senza nessuno dei due intenzionato a cedere.
Il primo, un cinquantenne dall’aria severa, il secondo, circa 70 anni, minuto e con la determinazione scolpita in volto.
Fermatisi entrambi, fissatisi per un attimo con quella calma gelida che precede le guerre non dichiarate, avevano atteso, senza muoversi.
Nessun cenno, nessuna parola, soltanto il rumore delle loro scarpe rimaste immobili sul cemento che sembravano dirsi: "aò...e allora te spósti?"
L’uomo cinquantenne, lo chiameremo il Signor Rigido, rivolto lo sguardo all’elettrauto che trafficava con un cavo, aveva posto una domanda, palesemente priva di scopo:
«Scusi, qui cambiate gomme per moto?»
L’elettrauto, sollevata la testa con espressione perplessa, rispose senza troppo entusiasmo:
«No. Facciamo solo impianti elettrici per auto.»
Ignorata la risposta come fosse un dettaglio irrilevante, il Signor Rigido era rimasto al suo posto, mentre il più anziano, lo chiameremo Signor Ferreo, percepita la mossa tattica dell’avversario, aveva avanzato lentamente di mezzo passo, spostandosi poi verso il muro con la determinazione di chi vuole passare, anche aderendo alla superficie come una lucertolina. uscita per l'occasione dal letargo per dare una lezione allo stronzo di turno.
Percepito il rischio di perdere terreno, il Signor Rigido aveva effettuato un passo laterale, bloccandogli di nuovo il passaggio.
A quel punto, incastratisi entrambi all’ingresso dell’officina, erano rimasti immobili, mentre il silenzio si faceva più pesante, carico di una tensione assurda, quasi comica.
Un cliente, fermatosi a guardare, incerto se credere a quanto stava accadendo, aveva osservato la scena con l’aria di chi si aspetta un colpo di scena.
Dopo almeno un minuto di stallo, rotto solo dai rumori metallici provenienti dal fondo della bottega, il Signor Ferreo, presa la decisione di aggirare l’ostacolo, aveva compiuto un giro ampio, attraversato l’intera officina, passato accanto a una cassa impolverata e a un piccolo bagno.
Ritornato sul marciapiede pochi metri più avanti, con la stessa dignità con cui era entrato, aveva proseguito il suo cammino senza voltarsi.
Il Signor Rigido, compiaciuto della sua vittoria, si rivolse nuovamente all’elettrauto:
«Peccato,» detto con un’alzata di spalle. «Volevo cambiare le gomme alla mia moto.»
Ricevuta una risposta confusa e del tutto inutile, interrotto il ragazzo con un gesto magnanimo, si allontanò dall’officina come un eroe sconosciuto che abbandona il campo di battaglia, soddisfatto di non aver ceduto.
Nessun applauso, nessun riconoscimento, solo due sconosciuti persisi in un gioco di orgoglio e testardaggine.
Riflettendo su quanto accaduto, osservato tutto da lontano, ho pensato che forse, dopotutto, quella fosse parte di natura umana: l’incapacità di cedere il passo, anche quando nulla vi è da guadagnare.
(A. Battantier, 2002. Art by Stephen Stadif)
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