Dati ISTAT, secchi e severi, rivelano un oscuro quadro della realtà di genere.
Nel 92,7% dei casi in cui si individua un autore, la vittima è una donna, e gli omicidi di genere costituiscono l'84,1% degli omicidi femminili.
Ma prima ancora di giungere a tragiche conclusioni, le donne in Italia si trovano a lavorare in condizioni svantaggiose, guadagnando in media quasi 8000 euro all'anno in meno nel settore privato e svolgendo lavori più precari (fonte Sole 24 Ore).
Le disparità non si fermano qui: secondo i dati del Global Gender Gap Report del World Economic Forum, della Banca d'Italia e di Openpolis, le donne affrontano una minore partecipazione politica, una presenza limitata nelle posizioni di vertice sia nel settore pubblico che privato, e una scarsa rappresentanza nelle professioni Stem.
Queste disuguaglianze, accentuate dalla disparità nell'accesso a posizioni meglio retribuite, plasmano un panorama professionale e sociale ostile per le donne.
La salute femminile è altrettanto trascurata, come evidenziato dall'ISS, con differenze nei trattamenti medici e prestazioni sanitarie legate a bias nella conoscenza medica e a una minore disponibilità di risorse finanziarie.
L'andamento negativo si riflette anche in classifiche internazionali come il Global Gender Gap 2023, dove l'Italia perde 13 posizioni, collocandosi al 79° posto su 146 paesi nel 2023, secondo UnionCamere.
In questo contesto, la narrazione della missione delle donne, ancorata a ruoli tradizionali, si scontra con l'idea di parità.
La proposta di una missione per tutti, uomini compresi, in una società che si autodefinisce occidentale, avanzata e democratica, richiama alla necessità di superare visioni antiquate.
La parità, intesa come un impegno per l'intera esistenza di metà della popolazione, emerge come una sfida cruciale per sgretolare le fondamenta di una società permeata da visioni primitive e ingiuste.
(A. Battantier, Mip Lab)
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