Nel nostro paese la maternità è considerata -dati alla mani- ancora un ostacolo alla carriera lavorativa delle donne.
Il pregiudizio della maternità si manifesta in diversi modi, tra cui:
La bassa percentuale di donne assunte con gli incentivi: in Italia, solo il 21% delle donne assunte con gli incentivi è under 35, contro il 35% degli uomini. Questo significa che le donne sono ancora percepite come meno affidabili sul lavoro, soprattutto in caso di maternità.
La difficoltà di conciliare lavoro e famiglia: in Italia, le donne dedicano in media 5 ore al giorno alle faccende domestiche e alla cura dei figli, contro le 2 ore degli uomini. Questo significa che le donne hanno meno tempo per dedicarsi al lavoro, e che sono più propense a lasciare il lavoro per occuparsi della famiglia.
La differenza di stipendio tra uomini e donne: in Italia, le donne guadagnano in media il 23% in meno degli uomini. Questo significa che le donne hanno meno possibilità di accumulare risparmi e di prepararsi a una vecchiaia serena.
L'occupazione femminile non si muove dal 40%, rispetto al 60% di quella maschile. Questo significa che due donne su tre sono escluse dal mercato del lavoro.
Gli stipendi più bassi di quelli dei maschi si ripercuotono su pensioni poverissime. In Italia, la pensione media delle donne è di 600 euro al mese, contro i 1.200 euro degli uomini.
Per superare questi pregiudizi, è necessario un cambiamento culturale profondo. È necessario che le donne siano percepite come pari agli uomini, anche in termini di capacità lavorative. È necessario che le istituzioni si impegnino a promuovere la conciliazione tra lavoro e famiglia, e a garantire la parità di retribuzione.
È bello sostenere che le pari opportunità debbano andare di pari passo con le pari responsabilità. Tuttavia, se mancano le pari opportunità, tutto il resto non conta. Finché le donne saranno discriminate sul lavoro, non potranno raggiungere la parità.
(A. Battantier, Mip Lab)
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