Passa ai contenuti principali

I GIOVANI E IL FUTURO DELL'ITALIA

Noi giovani? Non sappiamo cosa fare, non ci importa più di niente.

Il futuro non è cosa nostra, qualcuno se ne va all'estero come Luca, Edoardo, Nicholas.

Il resto del gruppo se ne sta a veder passare le giornate, odiando quest'Italia marcia.

L'Italia ha un debito pubblico superiore al prodotto interno lordo. E che dobbiamo pagare noi?

La spesa pubblica va agli anziani, e sono contento per loro. Prima hanno distrutto la Terra, adesso vogliono pure il premio e a noi lasciano la merda e l'Apocalisse.

Sono venuti gli esperti a parlarci a scuola, di prospettive verso il futuro, che risate! La formazione è assente, l'orientamento scolastico e professionale sembra una presa in giro, altro che aggiornamento continuo, ricerca, sviluppo e innovazione.

In tanti non studiano e non lavorano, ne abbiamo parlato con i prof, facendo una tesina sul “Rapporto Censis 2023”.

Che cosa dovremo dare esattamente noi giovani al Paese? Ci parlano di contributo qualificato, tradotto significa sfruttamento.

L'Italia ha questa caratteristica, sempre meno giovani e sempre meno investimento e valorizzazione di quei pochi rimasti.

A noi giovani piacerebbe vivere in un paese impegnato a crescere, vorremmo contare qualcosa, vorremmo fare la differenza nella costruzione di un futuro decente per il paese.

Ma siamo rassegnati, senza fiducia nel futuro.

Saremo pure rammolliti, come dice nonno, epperò se noi rinunciamo a credere nell'Italia una domanda i vecchi se la dovrebbero fare.

Conosco qualche amico grande del surf e della palestra, se ne sono andati, per avere un migliore salario, i giovani non sono tutti scemi se lasciano l'Italia.

La scelta di andare all'estero ha una sua logica.

Del resto ci hanno spiegato che il debito pubblico e gli squilibri demografici sono aumentati.

Non crediamo nel futuro e ci accontentiamo delle piccole cose del presente. Ma non è mica una cosa bella filosofica tipo carpe diem.


(A. Battantier, Memorie di un adolescente, 2023, Mip Lab, Tommy, 17 anni)

#miplab

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e