Con la religione puoi giustificare l’ingiustificabile. Il “problema del male” è un nodo gordiano che nessuno teologo o credente si sogna di tagliare. La ragione è semplice: il nodo è il loro giocattolo preferito.
Non possono abbandonarlo, perché senza quel nodo—senza la scusa del mistero—l’intero costrutto teologico si scioglierebbe come neve al sole.
Epicuro, o chi per lui, ci ha lasciato un paradosso che brilla per semplicità: Dio vuole evitare il male, ma non può? Non è onnipotente. Può, ma non vuole? Non è buono. Può e vuole, ma il male esiste? Allora non esiste lui.
Elementare, no? Eppure, il fedele medio reagisce a questo ragionamento come farebbe un avvocato difensore che scopre che il suo cliente ha lasciato le impronte digitali sulla scena del crimine: negare, confondere, e, se tutto fallisce, gridare al "mistero".
IL DIO DELLE PROVE INUTILI
Una delle difese preferite è la favola del libero arbitrio. Dio, bontà sua, ci avrebbe donato questa meravigliosa libertà per permetterci di scegliere il bene, dimenticandosi però di specificare che il pacchetto include guerre, genocidi, terremoti e bambini colpiti da fulmini mentre giocano innocenti sotto un albero. Ma tranquilli, ci viene detto: queste sono solo prove.
Dio, nella sua infinita saggezza, ama mettere alla prova le sue creature, anche se, essendo onnisciente, conosce già l’esito.
Una sorta di sadico passatempo divino, insomma.
E se falliamo, non preoccupatevi: c’è sempre l’inferno, quel luogo creato apposta per mostrarci quanto ci ama.
DERESPONSABILIZZAZIONE DIVINA
L’invenzione di Dio coincide con il bisogno umano di deresponsabilizzarsi. Perché il male non è più colpa nostra, ma di una qualche forza oscura (chiamiamola Satana) che lavora contro il bene. Satana è, di fatto, il capro espiatorio universale, una figura necessaria per salvaguardare l’immagine di un Dio che, nonostante tutto, ci ama. È come se un dittatore sterminasse il suo popolo e poi si giustificasse dicendo che è colpa del suo cattivo consigliere. “Io ho creato il male? Ma no, caro, è Satana! Io sono solo quello che l’ha lasciato libero di agire!” Assolutorio e conveniente, non trovate?
IL LIBERO ARBITRIO CHE NON LIBERA
Il concetto di libero arbitrio è un altro gioiello di questa costruzione: Dio ci lascia liberi, ma interviene quando gli gira. Libera il Mar Rosso, ma non ferma Auschwitz. Manda manna dal cielo, ma ignora la carestia in Etiopia. Sconfigge Golia, ma se ne infischia di un bambino stritolato sotto un terremoto. Che dire poi dei celebri interventi biblici, come l’episodio delle due orse inviate a sbranare bambini colpevoli di aver preso in giro un uomo calvo?
Se questo è libero arbitrio, è il genere di libertà in linea con qualunque despota dittatore.
UNA QUESTIONE DI EGO DIVINO
E cosa dire dell’ego smisurato di questa divinità? Dio passa il tempo a chiedere di essere adorato, lodato e venerato, come un influencer insicuro che aggiorna ossessivamente il numero dei suoi follower.
Quando le cose vanno bene, il merito è suo; quando vanno male, è colpa nostra. E se osiamo dubitare della sua bontà, ci aspetta la dannazione eterna. Un affare straordinario, degno del miglior contratto capestro mai elaborato.
IL MISTERO COME SCUDO
Quando tutto fallisce, quando la logica stringe troppo forte il collo della fede, ecco che si tira fuori l’asso nella manica: il mistero.
Dio è misterioso, le sue vie sono insondabili. In pratica, ci si arrende all’irrazionale, dicendo che non abbiamo gli strumenti per capire. Peccato che questa stessa logica—se così possiamo chiamarla—potrebbe essere applicata a qualunque cosa: agli unicorni, ai folletti, a Zeus, a un calzino spaiato che sparisce misteriosamente nella lavatrice.
L’invincibile scudo del mistero protegge tutto, ma non spiega niente.
LA RELIGIONE: UN MONOPOLIO DELL’IGNORANZA
A conti fatti, le religioni non hanno alcun interesse a risolvere il problema del male. Se il male scomparisse, a cosa servirebbe Dio? Le calamità, le sofferenze, e perfino la nostra inevitabile morte sono il motore della fede. Togliete tutto questo e i templi si svuoterebbero, i sacerdoti sarebbero costretti a cercarsi un lavoro vero, e il mercato della speranza divina crollerebbe come un castello di carte.
La prossima volta che qualcuno vi chiede di credere in Dio, ricordatevi di chiedergli: “Quale? Ce ne sono migliaia tra cui scegliere.” E, soprattutto, tenete a mente: se Dio esiste, è uno spettatore impassibile; se non esiste, la responsabilità è interamente nostra. Ed è proprio questa la verità che i credenti temono di più.
(A. Battantier, Memorie di una croce, 2020)
#memoriediunacroce