Posso allargare le spalle?
Posso.
Anche se pesano, anche se un po' cedono,
ho due spalle robuste,
più forti di quanto credessi.
Le vedo allargarsi sotto le botte, le vedo piegarsi, curvarsi, ma non mollano.
Ci posso provare.
Ho parole nascoste in bocca?
Ho l'inferno e il paradiso, ci sono frasi a metà, e parole che si perdono come fumo.
Ne ho altre, rosse come ferite, sanguinano ancora.
Ce ne sono alcune che masticano il silenzio fino a inghiottirlo.
Ma ci sono anche parole che aspettano, pazienti, per sbocciare come fiori notturni sotto la lingua.
Ci posso provare.
Ho vissuto tutte le sfumature del bianco e del nero?
Ne ho viste abbastanza, sì, ombre che si allungano e luci che sbiadiscono.
Ho guardato il giorno morire e il buio soffocare ogni cosa.
E anche quando era solo grigio, anche quando sembrava un colore senza fondo, ho imparato a osservare, a stare dentro, a perdermi.
Ora so che ogni sfumatura è viva, ogni colore respira.
Ci posso provare.
Posso circumnavigare l'abisso?
Forse. Ho imparato a stare sul bordo, a guardarlo senza tremare, a lasciarmi scivolare a volte,
giù, fino al fondo.
E ne sono risalito con pezzi di me stesso,
schegge di luce e ombra, schegge di un io nuovo.
Posso tornarci, posso perdermi ancora, ma questa volta porterò con me la memoria della strada.
Ci posso provare.
Posso condividere e sentire compassione?
Lo so fare, anche se mi fa male.
La compassione brucia, a volte, è un fuoco che si accende e non posso spegnerlo.
Ma è la mia mano che si allunga, la mia voce che trema.
È il riconoscere un'altra anima e non scappare.
Posso lasciarla entrare, posso restare.
Ci posso provare.
Se non è abbastanza,
se non sarà perfetto,
pazienza.
Ho imparato che l'errore è un altro passo nel cammino.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Risposte al Questionario BD, di Barbara Ded, 2024. Image by Annemarie Heinrich Savia, 1958)
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