Cos'è davvero la consapevolezza del proprio potere?
Cosa ci trattiene dal raggiungerla?
La consapevolezza non può essere il risultato di un atto forzato, di una ribellione che nasce solo dalla rabbia.
La ribellione che non si fonda sulla comprensione profonda diventa un altro schema di oppressione.
Per liberarsi è necessario osservare senza giudizio il nostro stato attuale: le paure, le illusioni, le dipendenze da strutture esterne che definiscono il nostro valore o potere.
Non si tratta di acquisire potere nel senso di dominio sugli altri o sul mondo. Si tratta di capacità di vedere con chiarezza, di essere presenti a noi stessi e al momento.
Ma, fino a quando siamo intrappolati nelle narrazioni che ci hanno imposto – chi dobbiamo essere, cosa dobbiamo desiderare – non possiamo riconoscere questo potere, perché non lo percepiamo.
Viviamo come prigionieri inconsapevoli delle nostre catene.
Liberarsi significa osservare senza paura, senza fuga, senza voler raggiungere un risultato immediato.
E la ribellione, allora, non sarà una reazione violenta, ma un atto di intelligenza: la scelta di non conformarsi più, di essere autenticamente liberi.
Non si può essere consapevoli del proprio potere se prima non si è guardato dentro di sé con onestà.
(A. Battantier, Memorie di un'adolescente, Mip Lab, 11/24)
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