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IL BATTESIMO SUL FIUME

Il sole spaccava le pietre e le teste. Da qualche parte, un corvo gracchiava come se avesse ricevuto una chiamata diretta dal creatore. La congrega si era radunata sulle sponde del fiume. Il Suwannee, Florida. Non proprio il Giordano, ma funzionava lo stesso.

Erano tutti lì per Jack, cinquantenne alla deriva da almeno vent’anni. Ex alcolizzato, Ora, finalmente, aspirante cristiano. Aveva trovato la fede come si trova una banconota da cinque dollari sul marciapiede: per caso, ma abbastanza disperato da non farsela scappare.  

Il prete, un tipo robustello e perennemente sudato, portava una tunica bianca. 

“Fratelli e sorelle, siamo qui oggi per celebrare la rinascita di Jack!” esclamò, con un tono di voce di chi vende pentole più che salvare anime.  

Le vecchie del coro intonavano un canto lugubre, una di quelle robe che ti fanno pensare alla morte anche quando sei al bar. 

Jack avanzava verso il centro del fiume, guidato dal prete e sostenuto dai canti. Ogni passo era un evento. 

L’acqua gli arrivò prima alle caviglie, poi alle ginocchia. Finalmente, al petto.  

Il prete alzò le mani, solenne. “Jack, sei pronto a rinascere?”  

“Pronto, padre!” rispose Jack, con l’entusiasmo di un bimbo che va al suo primo pigiama party.

La mano del prete si immerse nell’acqua marrone. Fece il segno della croce con un movimento lento, teatrale. Poi, accadde.  

Un lampo. Un’ombra. Un istante di silenzio, come se anche Dio avesse trattenuto il fiato. Poi, il caos.  

Dove c’era Jack, ora c’era una fontana di acqua e sangue, un geyser biblico in versione horror.

L’alligatore — sembrava uscito da un documentario sul Giurassico — aveva deciso di partecipare al rito, portandosi a casa il premio più grande: la testa del fedele Jack.  

Urla. Corpi che correvano in ogni direzione, come formiche impazzite. 

Il prete non si mosse subito. Guardò la scena, valutò le opzioni. 

Poi, con calma olimpica, si issò su una roccia vicina. Lì, al sicuro, fece un respiro profondo.  

“Fratelli e sorelle,” disse con voce ferma, “non tutto è perduto. Jack ha trovato la sua strada verso il Signore. Anzi, diciamo che il Signore ha mandato un taxi speciale.”  

La congrega, paralizzata, non riusciva a distogliere lo sguardo dal corpo decapitato che galleggiava lentamente verso valle.  

“Preghiamo per la sua anima,” continuò il prete, “e già che ci siamo, facciamo anche l’estrema unzione. Non capita spesso di poter fare due sacramenti in uno.”  

Si chinò, facendo il segno della croce verso il cadavere, con la stessa disinvoltura di chi annuncia i numeri vincenti della lotteria. Poi si voltò verso i fedeli.  

“Quando le vie del Signore sembrano finite,” disse, con un sorriso di plastica, "ricordiamo che ci sono pure le piazze, e a volte bisogna girare intorno finché non si trova parcheggio.”  

Qualcuno fece il segno della croce. Qualcun altro cercò di ricordare se l’assicurazione copriva i “riti religiosi con alligatori”. 

Ma tutti, lentamente, iniziarono a risalire la riva, pronti a raccontare l’accaduto al prossimo sfortunato che si sarebbe fermato ad ascoltare.  

Il prete, intanto, guardava l’orizzonte. “Amen,” mormorò. 

Poi si allungò per controllare che i suoi sandali fossero ancora asciutti.

Il prete, saldamente in salvo sulla roccia, si tolse un grano di sudore dalla fronte e lasciò che il silenzio cadesse sul gruppo come un lenzuolo di pietosa rassegnazione. 

Le vecchie del coro, che fino a pochi minuti prima avevano cantato come se fossero sulla soglia del Paradiso, si zittirono di colpo. Una di loro tossì, un’altra si fece il segno della croce con l’aria di chi sta cercando un’amnistia divina in extremis.  

Jack galleggiava a pochi metri di distanza, il corpo senza testa che sembrava quasi rilassato, come se finalmente avesse trovato un posto tranquillo per riposare. 

L’alligatore, invece, era sparito, probabilmente già immerso nei meandri del fiume, soddisfatto del banchetto domenicale.  

Il prete si lisciò la tunica. Poi, con una calma inquietante, prese fiato. 

“Fratelli,” disse, “ci sono momenti nella vita di un uomo in cui è chiaro che Dio ha un senso dell’umorismo tutto suo. E noi, umili servi, possiamo solo ridere con Lui o farci travolgere.”  

Nessuno rise. Ovviamente.  

Ma il prete non si scompose. Continuò a parlare, come se stesse recitando un copione provato mille volte.

“Jack ha trovato la pace eterna. L’ha trovata in modo inaspettato, è vero. Ma chi siamo noi per giudicare i mezzi del Signore? La vita è come questo fiume: torbida, imprevedibile e piena di… sorprese.”  

Dietro di lui, un uomo anziano con una pancia che sembrava nascondere almeno dieci birre non dichiarate, si avvicinò con cautela. 

“Padre, ma ora… cosa facciamo? Cioè, con Jack… e… insomma.” Indicò il corpo con una mano tremante.  

Il prete alzò gli occhi al cielo, come se stesse aspettando un suggerimento dall’alto. 

Poi, con la stessa disinvoltura di un commesso che propone un cambio merce, rispose: 

“Lo lasciamo al fiume. Dio dà, Dio prende. E comunque il nostro Jack già più vicino a Dio di quanto lo siamo noi. Torniamo in chiesa. E preghiamo. Forte.”  

Qualcuno mormorò un assenso. Qualcun altro guardò l’acqua, sperando forse di vedere un segno divino, magari una colomba, ma si intravede solo una lattina che galleggiava con una certa grazia. 

Il gruppo cominciò a risalire la riva. Scarpe zuppe, piedi scivolosi, cuori pesanti. 

Poi più nulla. Solo il lento fluire del Suwannee e un vago senso di nausea collettiva.  

Arrivati alla chiesa — una baracca di legno con una croce sbilenca sul tetto — il prete si fermò sulla soglia. Fece un gesto ampio, come un direttore d’orchestra pronto a dirigere una sinfonia. 

“Entrate, fratelli. E non dimenticate che ogni tragedia è una lezione. Ogni perdita, una prova. E ogni alligatore… beh, un promemoria.”  

“Di cosa, padre?” azzardò una voce dal fondo.  

Il prete si girò lentamente, con un sorriso che sembrava scolpito nel marmo. 

“Di non fare il bagno nel fiume senza avere fede. E, possibilmente, un fucile.”  

Si girò e sparì all’interno, lasciando la congrega a contemplare il senso di quella giornata merdosa.  

E mentre le porte si chiudevano alle loro spalle, una sola certezza rimaneva: il fiume continuava a scorrere. Proprio come la vita. Con o senza Jack.

E ricordiamoci che quando le vie del Signore sono finite ci sono sempre le piazze ed i fedeli ci girano intorno in adorazione per sentirsi raccontare un'altra storia della buonanotte e del buongiorno.

(A. Battantier, Memorie di una croce, Mip Lab, 2016. Art by Stephen Stadif)

#memoriediunacroce
#stephenstadif 
#MIPLab  


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