Secondo una ricerca commissionata da Toll Free Forwarding tra mille anni l'essere umano sarà gobbo, avrà mani come artigli, un collo basso e spesso, tre palpebre per occhio e anche un cervello più piccolo. Inoltre avrà dimensioni inferiori e soprattutto sarà anche meno “prestante” dal punto di vista intellettivo.
Beh, non facciamoci troppe illusioni, anche molto prima.
Gobbo, con artigli al posto delle mani e un cervello ridotto all’essenziale? Francamente non mi sembra un salto evolutivo, ma un coerente scivolare verso l’inevitabile.
Che bisogno abbiamo di un cervello più grande?
È un peso, letteralmente e metaforicamente.
Lo usiamo giusto per scorrere feed infiniti di gente che fa cose inutili o per litigare con sconosciuti su Internet.
Se il cervello di oggi potesse parlare, probabilmente implorerebbe pietà:
"Perché mi hai dato un carico così grande se poi lo usi per guardare compilation di gatti?".
Ridurlo è quasi un atto di misericordia evolutiva.
E il collo grosso?
Pratico. Serve a sostenere quella testa sproporzionata che passa ore piegata sullo schermo di uno smartphone.
L'evoluzione, del resto, non è mai stata una questione di "migliore" ma di "più adatto".
Un collo spesso ti salverà la vita quando crolli svenuto per aver letto l’ennesima notizia su un miliardario che va nello spazio mentre tu lotti per pagare l’affitto.
Le mani come artigli poi, finalmente saremo pronti a grattare via le ultime briciole del pianeta.
Voglio dire, abbiamo già fatto un buon lavoro distruggendo tutto ciò che toccavamo con queste belle manine paffute e pollici opponibili.
Gli artigli saranno l’ultimo upgrade prima di passare a una totale e gloriosa inutilità.
E vogliamo parlare delle tre palpebre? Incredibile. Un’evoluzione perfettamente coerente per un’umanità che ha passato secoli a chiudere un occhio di fronte a guerre, disastri ambientali e ingiustizie sociali.
Ora potremo chiuderne tre, una per ogni problema che non vogliamo vedere.
L’ironia è che anche con tre palpebre gli occhi non vedranno più lontano di un monitor.
E il declino dell’intelletto?
Quello non è nemmeno un problema.
Siamo già sulla buona strada. La vera tragedia è che, pur con un cervello più piccolo, l’uomo futuro troverà comunque il modo di inventare nuove sciocchezze.
La stupidità non si misura in massa cerebrale, ma in intenti: e noi siamo maestri nell’usare il nostro potenziale per complicarci la vita.
Saremo un mix tra un goblin e un pollo geneticamente modificato.
È esattamente ciò che ci meritiamo. L’evoluzione non è una scala verso l’alto; è una ruota che gira, e noi stiamo tornando dritti al fango da cui siamo venuti.
Brindiamo a questo futuro glorioso, mentre il mondo brucia intorno a noi.
(A. Battantier, Frammenti per l'apocalisse, 2024)
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