Lo zoccolo duro, quella parte essenziale e resistente che ognuno di noi custodisce come un segreto. Marta mi ricorda la rosa del Piccolo Principe. Delicata ma anche armata di spine.
E questo zoccolo duro, cos'è se non la radice del nostro essere?
Marta lo tiene nascosto, come una gemma sotto strati di terra.
Forse è la sua voglia di essere vista davvero, senza le maschere che il mondo le impone.
È il suo diritto a dire: "Sono qui, esisto". Non è questo ciò che cercano tutti? Essere compresi e amati senza condizioni.
Eppure lo zoccolo duro è anche ciò che ci intrappola. È il nostro attaccamento al "me", al "mio".
Marta, come Carlo e Letizia (i suoi genitori), devono guardare con assoluta onestà dentro loro stessi.
Lo zoccolo duro è una prigione se rimane inosservato.
Marta, come tutti, combatte una battaglia silenziosa: trovare la verità dietro il proprio sé, liberarsi dall’immagine che ha di sé stessa.
Ma è proprio nella lotta che Marta diventa viva. C’è una bellezza nel conflitto interiore, un’umanità che non posso ignorare.
La fatica, le contraddizioni, perfino il dolore: sono ciò che scolpisce la sua essenza, come il vento modella le dune del deserto.
E Carlo? E Letizia? Anche loro hanno il loro zoccolo duro ma è diverso per ciascuno.
Eppure, chissà, la lotta con sé stessi non è necessaria. Carlo, ad esempio, è intrappolato in un'idea di forza: forse teme di mostrarsi vulnerabile, di abbandonare il controllo. E Letizia? Lei si aggrappa alla perfezione, a un ideale che non esiste. Entrambi si muovono come burattini nelle mani di ciò che non conoscono, inconsapevoli del conflitto che portano dentro.
Questo mi ricorda ciò che diceva Freud, che l'io non è padrone a casa sua. Come potremmo esserlo, se non conosciamo nemmeno le stanze del nostro spirito? Carlo e Letizia cercano, ciascuno a modo suo, di dare un senso alla loro vita. Sono genitori, e questo li lega a Marta in un modo che è al tempo stesso meraviglioso e complesso. Vogliono aiutarla, ma a volte, forse, è Marta ad aiutarli senza che se ne accorgano.
Forse Marta, nella sua innocenza, è più vicina alla verità di quanto loro possano immaginare.
E il cammino non è davvero un cammino. Non è questione di andare da qualche parte, ma di comprendere ciò che è.
Lo zoccolo duro di Marta, di Carlo, di Letizia, di ognuno di noi, è l'incapacità di guardare senza paura.
Il loro compito – e il nostro – è vivere con chiarezza, vedere la realtà per ciò che è, senza fughe.
Eppure, la fuga è così umana! Non è forse nell’errore che impariamo?
Marta non può fare a meno di inciampare, di cadere, di sfidare ciò che trova sulla sua strada. Ma non è proprio questo il suo coraggio? Forza Marta!
Affronta le tue paure, balla con le tue ombre!
Non sei sola in questa battaglia. E, alla fine, scoprirai che lo zoccolo duro non era una prigione, ma una porta verso la tua libertà.
Ps
Non c’è una risposta definitiva, solo il mistero di Marta, di Carlo, di Letizia, e il mistero di tutti noi. Forse, è proprio questo il cuore della questione: vivere con il mistero, accettarlo, e lasciarlo fiorire come una rosa.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, Formello 1, Roma, 2024) ❤️🌹
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