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MUSICA LEGGERISSIMA. NON È MANCANZA DI CORAGGIO. E’ PROPRIO LA FOLLIA CHE MANCA (17 anni, aivoglia a migliorare)

La stazione è quasi deserta e non capisco perché, forse è sciopero e lo sapevano tutti tranne me. 
Qualche pendolare, uno gli occhi spenti, una signora inquietante che sembra un pagliaccio e ricorda mia zia, uno che parla al telefono con la voce così squillante da sembrare un annuncio. 

Sto aspettando il treno con le cuffie nelle orecchie. Il vento mi taglia il viso, ma non abbastanza da svegliarmi da questo torpore che mi porto addosso da settimane. Sospesa tra tra la voglia di sparire e quella di esplodere.
Nelle orecchie risuona Musica leggerissima. 
Mi fa sorridere, oddio, allegra ma non troppo, come quei messaggi che riscrivo mille volte senza mai inviarli. 
Non è mancanza di coraggio. E’ proprio la follia che manca, per buttarsi, per fregarsene, per accettare il rischio di cadere. 
Ma io non ci riesco.

Il treno è in ritardo, non ho fretta. 
Guardo il cielo sopra di me, grigio e pesante, anche lui sospeso tra il voler piovere e il trattenersi.

Penso a Giulia. 
Sempre a lei. 
Giulia con il suo sorriso storto e quegli occhi che sembrano sempre voler scoprire qualcosa di nascosto. 
Non mi parla mai davvero, non mi guarda nemmeno quando siamo vicine. 
Ma poi, quando pensa che non la sto osservando, mi fissa. 
Lo sento. 
La sua presenza è come un’ombra, sempre lì, ai margini. 
Vorrei parlarle, dirle qualcosa, anche solo un ciao, anche solo ti va un caffè? 
Ma non ce la faccio. 
Non è il rifiuto che mi spaventa. 
No. 
Quello sarebbe facile, quasi liberatorio. 

La vera paura è un’altra: che dietro i suoi sguardi non ci sia niente. 
Che tutto quello che immagino sia solo una mia invenzione.

Metti un po’ di musica leggera, dice la canzone. Vorrei sentirmi senza peso ma non so come si fa a essere leggeri. 
È sempre tutto pesante perché per me ogni cosa deve avere un senso, anche quando non ce l’ha. 
Mi sento stanca.

Il treno arriva. 
Salgo. 
Mi siedo accanto al finestrino, come sempre. 
Guardo fuori. 
C’è nebbia, fitta, bianca. 
Non si vede niente. 
Mi piace. 
Mi dà l’illusione che tutto sia possibile, che ci siano cose nascoste dietro quel velo. 
Mi appoggio al vetro, freddo e duro contro la guancia. Chiudo gli occhi.

Penso ancora a Giulia, non riesco a smettere. 
Forse perché, anche se non lo ammetto, ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa, a qualcuno. 

Ma oggi non fa male. 
Oggi va bene così, la vita è un equilibrio precario tra il desiderio di volare e la paura di cadere. 
Tra il lasciarsi andare e il bisogno di restare in piedi.

Metti un po’ di musica leggera, sussurro, mentre il sonno mi avvolge. 
E per un attimo tutto sembra più semplice.

(A. Battantier,  Memorie di un amore, Memorie di un'adolescente, Mip Lab, 11/24, Barbara Ann)

***
Se fosse un'orchestra a parlare per noi sarebbe più facile cantarsi un addio.

Diventare adulti sarebbe un crescendo di violini e guai.

I tamburi annunciano un temporale, il maestro è andato via, metti un po' di musica leggera perché ho voglia di niente, anzi leggerissima.

Parole senza mistero, allegre, ma non troppo, metti un po' di musica leggera nel silenzio assordante per non cadere dentro al buco nero che sta ad un passo da noi, da noi, più o meno. (Musica leggerissima, Colapesce Dimartino)

#memoriediunamore 
#memoriediunadolescente 
#memoriediunacanzone 
#stephenstadif 
#MIPLab 
#colapescedimartino

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