Nell'intricata foresta dei ricordi si celano segreti intimi e profondi, come ombre che si proiettano lungo i corridoi dell'anima.
I figli crescono ma i genitori sono stati figli anch'essi, portatori di sogni, desideri e trame più o meno nascoste.
La comunicazione può essere un sottilissimo filo, a volte spezzato, tra le generazioni, trascinandosi monco attraverso il tempo.
La consapevolezza è fondamentale per chi si addentra nell'abisso della propria psiche.
E la riflessione diviene arte divinatoria al contrario, scrutare il passato, scegliere dal calderone delle esperienze l'essenziale da portare.
Il tempo è una lente attraverso cui possiamo capire l'impronta dei genitori (e persone significative) nelle pieghe della nostra personalità.
Ricercare i tasselli del nostro puzzle interiore richiede un'attenta e impegnativa esplorazione.
I fili tessuti nell'infanzia sono spesso intricati, possono trascinare con sé le ferite non rimarginate.
L'amore ricevuto e l'amore mancato si scontrano per buona parte della vita.
L'empatia è una risorsa per aprire le porte del cuore.
La reciprocità, nei momenti di intima condivisione nei passaggi di vita epocali, nella loro elaborazione.
La trasformazione, necessaria e inevitabile, si presenta come una dolorosa evoluzione.
L'infanzia è una terra lontana, un territorio che non possiamo più abitare, ma che possiamo cercare di (ri)comprendere.
In questo viaggio, ciò che è mancato diviene un'ombra sempre presente, un richiamo a dare senso alle mancanze che ci hanno segnato.
Il cammino è un labirinto emozionale che richiede coraggio, tenacia, pazienza.
È un atto di amore verso noi stessi, un omaggio a ciò che siamo stati e a ciò che possiamo (ancora) diventare.
(A. Battantier, Mip Lab, 2023)