Passa ai contenuti principali

L'ELABORAZIONE DEL LUTTO AMOROSO

Nell'elaborazione del lutto amoroso ciò che sperimentiamo è un dolore mentale profondo, intrecciato con sentimenti  ed emozioni travolgenti. 
Questo dolore nasce dalla percezione (vera o presunta) dell'abbandono, che ci spinge a chiuderci al mondo esterno. 

La nostra mente tende a cristallizzarsi attorno ai ricordi del passato e così facendo, entriamo in una sorta di letargo esistenziale. 
I ricordi, si sa, possono emergere in momenti inaspettati, scatenando una valanga emozionale devastante. 

La sofferenza che sperimentiamo è profondamente legata al senso di distacco e separazione dall'oggetto amato; un distacco, in alcuni casi, insormontabile.

Nell'elaborazione di un lutto amoroso dobbiamo affrontare l'annullamento di ciò che avevamo considerato parte integrante della nostra vita.

Questo annullamento rappresenta "la fine di un'era", un momento di distruzione interna in cui ciò che era familiare e rassicurante si sgretola.

Tuttavia è importante comprendere che questa distruzione apre (talvolta) la strada a nuove possibilità di crescita e ricostruzione.

L'elaborazione di un lutto amoroso richiede un'immersione profonda nell'ascolto dei nostri sentimenti ed emozioni, per comprendere la natura dei legami emotivi e come essi abbiano influenzato le nostre scelte e il modo di essere. 

Questo processo di auto-indagine ci aiuta a smantellare le catene dell'attaccamento e a liberarci dalla sofferenza che deriva dalla resistenza al cambiamento.

L'elaborazione di un lutto amoroso può essere un percorso doloroso e complesso, ma può essere altresì un'opportunità di crescita personale.

Durante questo processo, impariamo a onorare i ricordi e le esperienze condivise con l'oggetto amato, senza permettere che ciò ci imprigioni nel passato. 

Attraverso la consapevolezza e l'accettazione dei sentimenti che emergono, possiamo liberarci gradualmente dalla morsa della sofferenza e riaccendere la scintilla emozionale che vive in noi, a tempo debito, ogni cosa a suo tempo. 


(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 2020)

#MIPLab 
#memoriediunamore 

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e