In una società dilaniata dal patriarcato (anzi, spaparanzata sul patriarcato), il richiamo all'educazione empatica risuona come un'ardua sfida. Questa è un'emergenza educativa.
L'emancipazione femminile, un cammino duramente conquistato, si scontra con una cultura del potere che perpetua la sopraffazione e il possesso.
La violenza, manifestata in forme quali lo stupro, ne è un doloroso riflesso.
Servono nuove consapevolezze (o ribadire meglio quel che si provò a conquistare), serve riprendere un'aspra battaglia per denunciare e combattere la prevaricazione.
Nessuno resti impunito! Servono lezioni esemplari, perseguire la giustizia per le vittime di violenza.
Ma una domanda si insinua a bloccare i ragionamenti:
Si può davvero allenare l'empatia?
E se sì, in che modo?
L'empatia, quell'elemento umano che dovrebbe connettere le anime, viene spazzata via, in una cultura che glorifica la sopraffazione.
L'empatia si allena fin da piccoli.
Giorni fa osservavo bambini di 5-6 anni anni tirare sassi ai granchi sugli scogli.
Quando sono intervenuto per bloccare la "baby gang" le madri sono improvvisamente apparse difendendo i pargoletti:
"Ma sono bambini...tutti tiravamo sassetti da bambini".
Ecco, in queste parole si cela la radice della cultura della sopraffazione, una mentalità in cui la violenza è banalizzata e giustificata fin dalla più tenera età.
C'è molto da fare.
Educare all'empatia è una necessità, il dovere di una società che aspira a sconfiggere le catene del patriarcato e ad abbracciare valori di rispetto ed uguaglianza.
È una sfida trasmettere ad un bambino la capacità di mettersi nei panni dell'altro, di sentire l'altrui sofferenza come propria.
Ma da piccini, dopo è troppo tardi.
Solo attraverso una rivoluzione culturale profonda, in cui l'educazione all'empatia è al centro, possiamo sfidare la cultura della sopraffazione (lo stupro è un rito di iniziazione del patriarcato).
La prevenzione è la nostra arma, denunciare è il nostro grido, la giustizia il nostro traguardo, contro la cultura dell'oppressione.
Dobbiamo costruire un mondo in cui il rispetto, la dignità umana e l'uguaglianza siano la vera essenza della nostra cultura.
(A. Battantier, Mip Lab, Memorie di in amore, 2023)
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